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SLA e cannabis terapeutica: a che punto è arrivata la ricerca

L’acronimo SLA sta ad indicare la sclerosi laterale amiotrofica, una rara malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale, in particolar modo i motoneuroni. 

Chi ne soffre perde gradualmente il controllo delle proprie funzioni vitali. Ad oggi purtroppo non esiste una cura per questa patologia, le cui cause rimangono ancora oscure. Esistono però tutta una serie di trattamenti che aiutano il paziente a gestire i sintomi e a rallentare il progredire della malattia. 

La comunità scientifica, soprattutto negli ultimi anni, ha cercato di valutare in che modo i cannabinoidi presenti all’interno delle piante di canapa possono rappresentare un aiuto nella lotta alla SLA. 

Cerchiamo di fare chiarezza e di scoprire quali sono, al momento, i risultati a cui si è giunti.

La sclerosi laterale amiotrofica spiegata in breve

La sclerosi laterale amiotrofica è anche conosciuta come morbo di Gehrig o malattia dei motoneuroni, perché va a colpire nello specifico queste cellule nervose, impedendo progressivamente di svolgere anche le più banali attività muscolari.

I motoneuroni, infatti, ci permettono di svolgere funzioni come:

  • Camminare;
  • Respirare;
  • Deglutire;
  • Parlare;
  • Afferrare oggetti.

Sono cellule nervose che hanno origine a livello dell’encefalo e del midollo spinale e controllano sia i muscoli scheletrici che quelli lisci. Nei pazienti affetti dalla malattia, i motoneuroni muoiono e viene meno la capacità di controllare questi muscoli, che diventano sempre più deboli e atrofici.

Le cause del deterioramento dei motoneuroni non sono ancora chiare: ci può essere una predisposizione genetica, ma nel 90% dei casi le mutazioni genetiche che causano la SLA sono acquisite nel corso della vita.

Lo stile di vita sembra avere un ruolo nello sviluppo della malattia: la dieta, il fumo di sigaretta e l’esposizione a metalli e sostanze tossiche hanno una correlazione con la morte neuronale, ma gli studi sono ancora in corso.

Cannabis e SLA: quando è utile la terapia con i cannabinoidi

La cannabis terapeutica può aiutare i pazienti ad alleviare i sintomi della malattia e migliorare così la qualità della loro vita. Secondo alcuni studi preliminari, cannabinoidi, terpeni e flavonoidi sembrano inoltre avere un impatto anche sulla progressione della SLA, ritardandone il decorso.

Questo perché nel nostro organismo è presente un sistema endocannabinoide, che produce sostanze molto simili alle meravigliose molecole presenti nella cannabis e i cui recettori sono distribuiti anche a livello del sistema nervoso centrale. 

Si suppone dunque che anche il sistema endocannabinoide abbia un ruolo nello sviluppo della patologia e che l’assunzione di cannabis terapeutica (in particolare THC) possa avere un effetto ritardante sulla degenerazione neuronale.

Inoltre non va dimenticato che l’effetto entourage provocato dai fitocomposti della canapa ha la capacità di:

  • Attenuare i dolori muscolari e cronici;
  • Contrastare stati infiammatori;
  • Favorire il sonno;
  • Migliorare l’umore;
  • Rilassare i muscoli.

La cannabis ha dunque un enorme potenziale nella lotta alla malattia. Prendiamo ora in analisi alcuni studi scientifici sull’argomento.

Studio di ricercatori dell’Università di Washington (USA), pubblicato sull’American Journal of Hospice & Palliative Care (2010)

Già nel 2010 un gruppo di ricercatori americani pubblica un articolo dal titolo Cannabis and amyotrophic lateral sclerosis: hypothetical and practical applications, and a call for clinical trials in cui si evidenzia come, nei malati di SLA, si verificano una serie di processi fisiologici anormali. Il modo migliore per contrastare l’intero processo è quindi, idealmente, impostare un regime multifarmaco che includa:

  • Antinfiammatori;
  • Antiossidanti;
  • Modulatori delle cellule microgliali;
  • Agenti antiapoptopici (ovvero in grado di contrastare la morte cellulare);
  • Agenti di potenziamento della funzione mitocondriale.

Sorprendentemente, la cannabis ha un’azione su tutte queste aree e i precedenti studi clinici indicano che ha anche potenti effetti antiossidanti, antinfiammatori e neuroprotettivi. 

I ricercatori sottolineano inoltre come la cannabis rappresenti un aiuto anche nella gestione dei sintomi perché è un analgesico, un broncodilatatore, stimola l’appetito e favorisce il sonno.

Sulla base dei dati scientifici a loro disponibili, secondo questi ricercatori è ragionevole che la cannabis possa essere considerata una risorsa per rallentare la malattia e migliorare la quotidianità delle persone che ne soffrono.

Studio di ricercatori della Queen Mary University di Londra (GB), pubblicato sull’Handbook of Experimental Pharmacology  (2015)

È ormai confermato da numerosi studi scientifici che la cannabis terapeutica rappresenta un grosso aiuto per i pazienti che soffrono di sclerosi multipla. Ancora molti non sanno però che anche le persone affette da SLA possono trarre giovamento assumendo i fitocomposti della cannabis. 

Uno studio scientifico condotto nel 2015 da un gruppo di ricercatori della Queen Mary University ha evidenziato come la cannabis ha la capacità di alleviare la spasticità degli arti, tanto nella sclerosi multipla progressiva quanto nella SLA, e di rallentare il processo di neurodegenerazione.

I cannabinoidi, quindi, non si limitano a dare sollievo ai sintomi della malattia ma operano anche come agenti neuroprotettivi e sono in grado di rallentare il processo della malattia.

I ricercatori, tenendo conto della letteratura scientifica esistente sul funzionamento del sistema endocannabinoide, confermano che anche esso interviene nei processi della SLA e che, di conseguenza, l’integrazione di cannabinoidi possa avere un grosso potenziale terapeutico.

Studio di ricercatori statunitensi e inglesi, pubblicato sulla rivista Neurologic Clinics (2015)

Questo gruppo di ricerca all’interno dell’articolo Complementary and Alternative Therapies in Amyotrophic Lateral Sclerosis affronta una delle principali problematiche legate alla gestione della sclerosi laterale amiotrofica, ovvero l’impossibilità di trovare un farmaco funzionante ed efficace per frenare l’avanzare della malattia e gestirne i sintomi.

Per questo non deve sorprendere che sempre più spesso i pazienti o i loro familiari siano alla ricerca di terapie alternative, da affiancare alle cure farmacologiche prescritte dal medico. In particolare, per alleviare i sintomi e provare a fermare la loro progressione, ci si affida a:

  • Diete particolari;
  • Agopuntura;
  • Integratori alimentari;
  • Cannabis terapeutica. 

I ricercatori evidenziano l’importanza di un approccio alle terapie alternative condiviso con l’équipe di specialisti che già segue il paziente: solo con questa premessa, il malato potrà essere seguito e consigliato al meglio.

Studio di ricercatori dell’IRCCS Centro Neurolesi Bonino-Pulejo di Messina, pubblicato sulla rivista Neural Regeneration Research (2016)

Can cannabinoids be a potential therapeutic tool in amyotrophic lateral sclerosis? è il titolo dell’articolo scientifico pubblicato da due ricercatori italiani al Centro Neurolesi di Messina. L’obiettivo di questo studio è offrire una panoramica sull’argomento SLA-cannabinoidi e capire a che punto è arrivata la ricerca.

La letteratura scientifica degli ultimi anni conferma come gli effetti antiossidanti, antinfiammatori e neuroprotettivi della cannabis si sono rivelati efficaci anche nella mitigazione dei sintomi di malattie del sistema nervoso centrale, come la SLA. 

Tuttavia, la maggior parte degli studi che testimoniano come i fitocomposti di questa pianta possano ritardare la progressione della malattia si sono svolti su modelli animali, mentre i pochi studi clinici sull’utilizzo dei cannabinoidi nei pazienti affetti da SLA si sono concentrati solo sull’attenuazione dei sintomi.

I due ricercatori evidenziano la necessità di portare avanti più trial clinici per capire se realmente la cannabis può contribuire al rallentamento della patologia.

Studio di ricercatori dell’Ospedale San Raffaele di Milano, pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet (2019)

A cogliere l’istanza evidenziata nel 2016 dall’Istituto di Messina è stato uno studio in doppio cieco portato avanti al San Raffaele di Milano. I risultati sono stati raccolti all’interno di un articolo dal titolo Safety and efficacy of nabiximols on spasticity symptoms in patients with motor neuron disease , pubblicato sulla rivista scientifica inglese The Lancet.

I ricercatori hanno realizzato un trial di fase II, randomizzato e in doppio cieco, controllato verso placebo. Il loro obiettivo è stato quello di testare l’efficacia di un estratto di Cannabis Sativa su un gruppo di 60 pazienti affetti da SLA.

Lo studio si è concluso nel 2017 e ha dimostrato che:

  • i cannabinoidi hanno un buon profilo di sicurezza;
  • sono ben tollerati dai pazienti;

Inoltre le persone affette da SLA a cui è stato somministrato l’estratto di cannabis sativa hanno mostrato un miglioramento significativo della spasticità rispetto ai pazienti che assumevano il placebo.

Ciò significa che la terapia con i cannabinoidi ha ottime probabilità di riuscire a contribuire a rallentare il progresso della malattia.

Conclusioni

Oggi la validità della cannabis terapeutica come terapia complementare nei pazienti affetti da SLA non può più essere messa in discussione: basti pensare che anche la Fondazione AriSLA (FONDAZIONE ITALIANA DI RICERCA PER LA SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA) ha contribuito al finanziamento di alcuni trial.

È comunque necessario che gli studi continuino per comprendere come sfruttare al massimo le potenzialità offerte dai fitocomposti della canapa per rallentare il processo di degenerazione dei motoneuroni e frenare lo sviluppo incessante della patologia.

Bibliografia

Studio di ricercatori dell’Università di Washington (USA), pubblicato sull’American Journal of Hospice & Palliative Care (2010)

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/20439484/

Studio di ricercatori della Queen Mary University di Londra (GB), pubblicato sull’Handbook of Experimental Pharmacology  (2015)

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26408162

Studio di ricercatori statunitensi e inglesi, pubblicato sulla rivista Neurologic Clinics (2015)

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26515629/

Studio di ricercatori dell’IRCCS Centro Neurolesi Bonino-Pulejo di Messina, pubblicato sulla rivista Neural Regeneration Research (2016)

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/28197175/

Studio di ricercatori dell’Ospedale San Raffaele di Milano, pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet (2019)

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/30554828/

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