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I principi attivi della canapa contribuiscono alla guarigione da Covid-19. Ecco cosa dicono gli studi

Da marzo 2020 la ricerca di cure per limitare gli effetti del SARS CoV 2 o per prevenire la malattia non si è mai arrestata. In questo articolo abbiamo deciso di raccogliere le ricerche scientifiche che man mano vengono pubblicate e che dimostrano i potenziali effetti benefici dei principi attivi della canapa sui pazienti affetti da Covid-19.

Studio dell’Università di Augusta in Georgia USA, 2020.

Un primo studio del 2020 si è concentrato nell’esaminare il Cannabidiolo.

Perché si è scelto di fare ricerca sul proprio sul CBD?

Perché il cannabidiolo (CBD) è un fitocannabinoide non psicotropo ed è considerato una delle molecole emergenti più interessanti nel campo della farmacologia. Il cannabidiolo, infatti, esercita un’ampia gamma di effetti terapeutici, che vanno da anticonvulsivanti, sedativi, ipnotici, antipsicotici, antitumorali, antinfiammatori e neuroprotettivi.

Secondo queste ricerche, il CBD avrebbe la capacità di limitare la gravità dei sintomi e la progressione della malattia, migliorando l’infiammazione e il rischio di sviluppare danni respiratori. Ma come si è arrivati a questa tesi?

Lo studio è stato portato avanti da ricercatori dell’Università di Augusta, in Georgia (USA)  e pubblicato a settembre 2020 evidenzia come una delle principali cause di mortalità associata a Covid-19 è la tempesta di citochine, una risposta del nostro sistema immunitario spesso fatale.

Le citochine sono proteine di piccole dimensioni e vengono rilasciate quando il nostro sistema immunitario è sotto attacco (per esempio, a causa di un’infezione virale) per “dare l’allarme”. Capita però che questa ondata di citochine non si arresti: le citochine invadono così l’organismo e provocano in molti casi, la sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS). Questa sindrome causa un’insufficienza respiratoria acuta e accumulo di liquido nei polmoni: il 40% dei pazienti affetti non riesce a salvarsi.

Negli ultimi anni, sono state fatte molte ricerche sui cannabinoidi e il cannabidiolo si è rivelato essere un potente antinfiammatorio per diverse condizioni patalogiche. Per questo motivo, medici e ricercatori stanno cercando di capire se il CBD sia in grado di ridurre la tempesta di citochine e curare l’ARDS.

Ridurre i danni del Covid con il CBD: lo studio

Obiettivi

Lo studio si è svolto attraverso l’inserimento intranasale di un analogo sintetico di un virus a RNA (classe di virus a cui appartiene il Covid-19), in grado di simulare i sintomi di gravi infezioni virali che inducono tempesta di citochine e distress respiratorio acuto (ARDS).

Come abbiamo detto, diverse ricerche hanno dimostrato che il CBD può mitigare i sintomi di malattie infiammatorie. L’obiettivo dello studio è stato quindi simulare lo stato patologico della malattia virale e i sintomi clinici dell’ARDS e testare il potenziale dei cannabinoidi nel mitigare la produzione incontrollata di citochine.

Metodologia e risultati

Gli esperimenti sono stati effettuati su tre gruppi di topi. Al gruppo a cui è stato somministrato per via intranasale l’analogo del virus a RNA, i sintomi del virus sono rientrati, totalmente o parzialmente, e gli animali hanno riacquisito condizioni normali dopo il trattamento con CBD.

In particolare, l’esperimento ha evidenziato come il CBD ha:

  • ridotto il livello di citochine infiammatorie;
  • migliorato la struttura e la funzione polmonare;
  • riportato il tasso di saturazione di ossigeno nel sangue verso un livello regolare.

Infine, il trattamento con CBD ha diminuito il numero dei neutrofili (i globuli bianchi che circolano nel sangue): ciò testimonia la sua efficacia come antinfiammatorio per limitare la progressione dell’ARDS.

I risultati a cui si è attualmente arrivati propendono verso un potenziale ruolo immunoterapeutico per il CBD nel trattamento delle infezioni virali respiratorie gravi. I dati raccolti mostrano le funzioni regolatorie del CBD, tra cui la limitazione della produzione di citochine infiammatorie.

Considerando tutti i potenziali effetti regolatori del CBD e la vasta distribuzione del sistema endocannabinoide nel corpo, è plausibile che il CBD possa essere utilizzato nel trattamento di varie condizioni infiammatorie tra cui COVID-19 e altri ARDS indotti da virus.

Studio pubblicato sul British Journal of Pharmacology di ricercatori italiani, spagnoli e cinesi, 2020

Il potenziale terapeutico del CBD nei casi di Covid-19: un secondo studio

Un secondo studio, pubblicato a novembre 2020 sul British Journal of Pharmacology, esplora l’ipotesi del potenziale terapeutico del CBD per limitare la progressione della malattia e i suoi effetti sul lungo periodo. In particolare, le ricerche evidenziano che:

  • In diverse riproduzioni di modelli di epitelio umano, si è visto che gli estratti di Cannabis sativa ad alto contenuto di cannabidiolo sono in grado di ridurre l’espressione dei due recettori chiave del SARS-CoV2.
  • Il CBD può manifestare un’attività antivirale diretta.
  • Infine, il CBD può inibire lo sviluppo della fibrosi polmonare, migliorando così la funzione polmonare anche nei pazienti guariti.

Il cannabidiolo sembrerebbe proprio essere un candidato su cui scommettere nella lotta al COVID-19.

Studio dell’Oregon State University USA, 2022

Cannabis e varianti del virus: cosa dice la scienza

Nel gennaio 2022 la rivista accademica Journal of Natural Products ha pubblicato una ricerca portata avanti da un gruppo di ricercatori affiliati all’Oregon State University (USA). Questo studio parla dei principi attivi in grado di trattare o prevenire i sintomi da sindrome respiratoria acuta grave, causata dal virus e dalle sue varianti.

È stato scoperto che alcuni componenti presenti all’interno della cannabis sativa hanno un’affinità micromolecolare con la proteina Spike. I test effettuati in laboratorio hanno dimostrato che il Cbda (acido cannabidiolico) e il Cbga (acido cannabigerolico) riescono ad impedire l’infezione delle cellule epiteliali umane e l’ingresso del virus SARS-CoV-2 vivo nelle cellule.

A tale proposito, è importante sottolineare che sia il Cbda sia il Cbga si sono dimostrati ugualmente efficaci contro la variante alfa SARS-CoV-2 B.1.1.7 e la variante beta B.1.351 (variante sudafricana). Trovare una cura in grado di tenere sotto controllo le varianti è importantissimo, perché è con queste mutazioni che il virus ha la capacità di sfuggire all’immunità che si sviluppa dopo l’infezione.

Ma in che modo questi due acidi cannabinoidi riescono a prevenire il contagio? La loro struttura riesce a legarsi con la proteina Spike, tipica del Coronavirus, impedendo così al virus di entrare nelle cellule e causare l’infezione.

Il Cbda e il Cbga sono abbondantemente presenti nella canapa e altamente biodisponibili. Il loro profilo di sicurezza è molto buono e non hanno effetti psicoattivi.

Questi acidi cannabinoidi, isolati o in estratti di canapa, hanno quindi il potenziale per prevenire e curare l’infezione da SARS-CoV-2.

Bibliografia

Studio dell’Università di Augusta, Georgia (USA):

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7480719/

Studio pubblicato sul British Journal of Pharmacology:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7300643/

Studio pubblicato Journal of Natural Products:

https://pubs.acs.org/doi/10.1021/acs.jnatprod.1c00946

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